Io non sono poi tanto sveglio povero sciocco, sporco di arroganza sbandiero a stento la mia stolta presenza in questa casa, malata di bellezza di dolci amori che fieri fanno breccia tra le pareti che turbano i profumi dei miei ricordi che mai sono in disuso e mi rivedo ferito in questo specchio drenare gioia dal mio secchio
io non sono che un dolce tordo pilota cieco con le ali di ferite dal volo scarno in bottiglie di carne che ha perso tutto, la spada ed il suo lutto che taglia i rami che portavano il frutto e graffia graffia la gola tra le mani e sta a lagnare di quanto siamo umani mettendo all’indice il suo vivere male in posizione orizzontale
io non sono poi tanto ardito ricco di niente, lido di fiacchezza avvezzo ai torti che computo in stanchezza in questo borgo melenso e capriccioso vado a Canossa con uomini penosi che son le facce di tutte le monete che ho nelle borse degli occhi e della sete e mi ritrovo feroce in questo fosso come un cane senza l’osso
io non sono che un petulante sono intristito dal non essere felice aduso a tutto tranne che a un po’ di pace sotto una benda che ho posata sul costato ho tutto il vuoto da recidere al passato che mi ha colpito mentre già mi consolavo di tutti i sogni che affogavo nel mio lago e adesso piango un bacio che ne vale un’oncia del mio amore trafitto a lance