Forte treno impaziente treno dritto sulla giusta via sei arrivato. Ad ogni passo baci i miei stivali, terra mia, ti riconosco. Possente terra come ti invocavo nei primi giorni in cui tuonava il cannone. Montagne che fermate il mio respiro, siete sagge come allora? Lascia il fucile la mia spalla e cade giù la gloria, la gloria?! Torna l'uomo con la sua stanchezza infinita.
E sono questi i giorni del ritorno quando sui canneti volan basse le cicogne e versano il candore delle piume dentro i campi acquitrinosi, e poi fra i boschi volan via. Sono questi i giorni del ritorno rivedere viva la mia gente viva, vecchi austeri dalle lunghe barbe bianche le madri fiere avvolte dentro scuri veli. E piange e ride la mia gente e canta... allora è viva la mia gente, vive. Canti e balli nella strada volti di ragazze come girasoli cose che non riconosco più. Per troppo tempo ho avuto gli occhi nudi e il cuore in gola. Eppure non era poca cosa la mia vita. Cosa ho vinto, dov'è che ho vinto quando io ora so che sono morto dentro tra le mie rovine. Perdio! ma che m'avete fatto a Stalingrado!?!
Difensori della patria, baluardi di libertà! Lingue gonfie, pance piene non parlatemi di libertà voi chiamate giusta guerra ciò che io stramaledico!!! Dio ha chiamato a sé gli eroi, in paradiso vicino a Lui. Ma l'odore dell'incenso non si sente nella trincea. Il mio vero eroismo qui comincia, da questo fango. T'ho amata donna e parleranno ancora i nostri ventri. Ma come è debole l'abbraccio in questo incontro. Cosa ho vinto, dov'è che ho vinto quando io, vedo che, vedo che niente è più lo stesso, ora è tutto diverso. Perdio! ma che cos'è successo di così devastante a Stalingrado!?!