Non la credevo certo così lunga e obbligatoria questa strada ferrata, che ci ha concesso dei rifornimenti senza il miracolo di una fermata. Davanti a me solo una vecchia donna, mangia panini e parla di suo figlio, mi assomigliava, sono tutti uguali gli occhi degli uomini verso l'esilio. E sono questi gli antipatici antipodi a metà tra il confine e la vacanza, dove non basta sommare chilometri per definire la lontananza, verso questa terra di nessuno, dove la solitudine forse darà ancora dei frutti, perché è impossibile mettere radici qui, come è impossibile tornare tutti.
E così resto incollato a un treno, attaccato agli alberi che volano via, con il pericolo della paura ma senza il vizio della nostalgia. Resto a guardare le pianure molli, e le colline, le tane di conigli, già più lontana, sembrano stanchi gli amici di chi sta in esilio. In questa patria solamente astratta, dove gli indigeni però sono tutti dalla nostra parte perché abbiamo le loro stesse belle facce asimmetriche e passiamo il tempo a preparare le carte. In qualche modo faranno arrivare le nostre dolci promesse di guerra, da questi antipatici antipodi a tutto il resto della terra.
Non ho lasciato a casa neanche un vuoto neanche il mio doppio a farvi compagnia, il mio futuro, il mio passato remoto, non saranno pratiche da polizia, davanti a me una vecchia donna dolce, mi offre un panino pieno d'insalata, io la ringrazio e poi mi fa un segno, c'è una ginestra sulla massicciata.