Come un dio americano, che sa solo l'inglese a caccia di zanzare, in un altro paese. Come un'erba cattiva, come due occhi buoni, come un sogno di lupo, come una cosa allegra, come un valzer viennese, sotto un muso un po' cupo.
Come una vendetta, non chiesta da nessuno, fatto di carne e di sangue, di fretta e di diugiuno. Come ferito a morte, come anima in pena, come vita venduta, come un angelo in lacrime, per la rabbia e il ricordo, di una brutta caduta.
Camminava di notte, camminava da solo. Giannizzeri e gendarmi, fanno festa la sera, per il dio della birra si sacrifichi un uomo, nella bassa balera. Lui la testa confusa, tra la morte e l'amore, sta sprofondando in silenzio, ma li ha fatti tacere, si li ha fatti tacere, era un uomo d'onore strangolato d'assenzio.
Ma nel coro di voci, un'anima con la visiera, riesce a far sventolare una strana bandiera. Facciamolo vivere questo ragazzo, gli dicono, ci ha dato tanto. Facciamolo vivere gli gridano in faccia, dentro di lui forse ci abita un santo.
Facciamolo vivere, magari non tanto Come un giustiziere, come un dio americano, come un'orsa maggiore con le stelle bagnate e un coltello in mano.
Come un urlo del vento, come un alito sporco, come una birra scura. Come una giacca larga fatta per ospitare le spalle di un'avventura. Come un inseguitore, senza preda nè meta, come un dio americano, figlio di chissà che poeta. Come un lancio di dadi, come un poker servito scherzo della natura. Come un Ercole assorto in un vicolo cieco tra un caffè e la paura. Lo trovarono vivo o più vivo che morto.