Il ponte fu costuito da generosi operai, cominciarono con lo scavare nel fiume, che disperato si ribellava, i cassoni, i piloni, profanavano l'aspetto segreto delle sue molte dune.
E la gente li guardava da due rive opposte, con una strana perplessità i bianchi ed i neri, che non si erano mai conosciuti, tranne quelli del guado di notte, che imprecavano già eliminati, già proprio loro i contrabbandieri.
Ed il ponte nasceva tra l'angoscia e la terra, come sospeso tra il cielo e l'inferno, aumentava ogni giorno di un quadrato di ferro, ma qualcuno già cercava all'interno, già qualcuno scappava all'interno.
Il fiume pertanto si sentiva violato, la sua forza, la sua legge dov'era? In quale orrore di pace e che promesse di guerra veniva ad affaticare la sua giusta divisione tra una terra e un'altra terra.
Lui che aveva sempre lasciato passare solo il fiore del fiore degli anni, uomini forti e cavalli innamorati e una voglia, una voglia di donne che non si era mai preoccupata di affanni.
E il ponte nasceva maestoso imponente, tra due argini come una violenza, la fatica alla fine sembrava una sorella, sembrava impossibile averne mai fatto senza, sembrava impossibile ormai farne senza.
Sembrava impossibile agli operai, sembrava impossibile agli architetti, ai maestri costruttori, che nessuno prima ci avesse pensato, alla bellezza di ponte metallico, ad un ponte che unisse la distanza infinita tra due ordini di cuori.
Sembrava impossibile a tutti ma, in un minuto, comprese il nemico avverti la paura, lo sguardo sereno, lo sguardo sereno del muto.