Noi, vagabondi per troppa passione e per niente saggi, siamo scesi davvero per sbaglio a questa fermata, due viaggiatori ed un solo bagaglio: un silenzio di carta vetrata in cui dovevamo trovare qualcosa da dire, parlare d'amore, parlare di noi, assordati dal fiato del treno...
Ma è bastato guardarti le labbra e ho capito qualcosa di più della tua confusione, della mia confusione, del nostro respiro, del nostro rumore profondo, perché tutte le lingue del mondo non ci servono per capirci e l'unica lingua che ho non mi basta per baciarti, per baciarti dove vorrei, dove sei bella come sei, dove non c'è mai stato bisogno di parlare.
Noi, squilibrati tra scienza e parole ma comunque vivi, con il sangue che batte le ore a un'altra velocità e un ricordo-futuro al posto del cuore, con le strade, le luci, di un'altra città diversa da quest'incrocio di venti in cui siamo caduti per caso, in anticipo o forse in ritardo, con la faccia di un grande attor comico, con la faccia di Keaton il giorno in cui fu invitato a brindare alla fine del cinema muto...
Quella fine che è stata l'errore di un dio poliglotta, volgare, iracondo tutte le lingue del mondo non ci servono per capirci e l'unica lingua che ho non mi basta per baciarti, per baciarti dove vorrei, dove sei bella come sei, dove non c'è mai stato bisogno di parole.