… e si volta e passa un’aquila che si porta gli occhi via – madre mia, madre mia, dammi le ali o pensaci tu -. E mia madre mi diede le ali ed il fauno si cerca gli occhi, tribù di nani, popoli sciocchi – gira poi volta ti passa di la -. Ed il fauno va per il bosco, strade di rovi muri di fosso, ma io vedevo il mondo dall’alto e lo posi sul dorso di un cigno. - Nuotalo amico, portalo tu, nuotalo per la lunghezza del lago, il cammino è sempre vago ma se l’aiuti lo troverà -. E fosti nuotato nel sangue del verme che ha fecondato la terra di fango e camminasti la strada di fango stando seduto in groppa ad un rospo. Giganti giovani giocano e quelle sfere lucenti son le tue pupille, dici – Scusate non sono balocchi, sono soltanto i miei poveri occhi -. Ed i giganti gli rendono gli occhi, dicono: - scusa la nostra stoltezza, noi credevamo che fossero solo due grosse biglie di rara bellezza -. - Grazie a te, angelo, tu mi hai salvato, mi sarei certo da solo smarrito, ringrazio pure i molti animali ed i giganti che sono gentili -. Gli dissi: - Prego, non mi ringraziare, metti i tuoi occhi e non farti vergogna, scuso l’errore peraltro normale, non sono un angelo ma una cicogna.