nello stagno Gebbia conduce Pauro a palazzo, attraverso lo stagno, mostrandogli segreti delle rane che nessun uomo ha mai visto prima d'ora, sino ad arrivare alla splendida stanza dei profumi. ebbro delle essenze emanate dalle ampolle, lo straniero accetta la corte della regina, che promette di lasciarlo andare dopo una notte d'amore. una guardia (recitativo) vostra Grazia.... è appena rinvenuto. Pauro La regina delle rane prende la mia mano grande, ci tuffiamo dentro l'acqua mole insieme e nuotiamo fino a che, danzando brilla un riflesso in superficie. sopra l'acqua una luce gialla tenue, risaliamo, siamo dentro ad una zucca, tutto intorno è scavato sulla scorza, sembra come una vecchia biblioteca. Luce filtra dalle parti più sottili, giro a giro ogni nicchia una bottiglia, strane forme, differenti, tutte piene, lei mi spiega: Gebbia E' la stanza dei profumi. Gebbia (recitativo) Tu puoi inebriarti con queste essenze che gli umani non conoscono, se non sanno neanche dov'è la città delle rane...! Pauro (recitativo) Si... in effetti mi gira la testa. Pauro Luce filtra... giallo ocra... dalle nicchie... giro a giro... Gebbia, la regina, mi fa un cenno con lo sguardo, di seguirla penso presto mi dirà . S'una nicchia striscia il dito picchia il perno, s'apre un uscio, porta ad una stanza verde. Dal soffitto pendono gioielli che le rane hanno trovato in fondo a stagni e laghi d'ogni tempo, scendono dal tetto fili fragili di paglia sfilacciati dalla muffa, a stento reggono i monili luccicanti come tanti lampadari Anelli di: amanti strangolate al fiume, passanti distratti leggeri come piume. Pauro e coro Monili caduti giù dai pontili, di: morti annegati o sventurati vivi. C'è anche un anello che stavo cercando, che persi una volta ma non ricordo quando. Gebbia Credete ch'io pensi che voi siate scaltro? se già v'appartiene prendetene un'altro. Gebbia (recitativo) Prendetene un'altro... un dono prezioso vi voglio io fare; di rado un bel giovane posso ammirare, Volete fuggire da qui...? lo capisco... se v'amo vi giuro, nessuno tradisco. Vi prego soltanto una notte d'amare e dopo, partite... vi lascerò andare. Vieni o mio bel giovane, coricati vicino a me, sono lenzuola di ninfea ancora umide, senti come sono viscide e morbide.