Caro, vecchio zio fascista è vero che avete fatto un bel casino ricordo dai racconti di mia madre che sei andato a Roma a piedi, da Milano.
A istinto io ti ho sempre giudicato come uno che si accende e non ragiona e ho fatto un po’ di facile ironia senza capire mai la tua persona.
Direi che eri un po’ stupido e felice coerente con l’immagine del duce a ventun anni avevi già una figlia la guerra tutta tua e l’idea della famiglia.
Ai tempi in cui cadevano le bombe mostravi con orgoglio il tuo coraggio eppure ti piaceva l’aria fresca delle mattine limpide di maggio.
L’uomo è quasi sempre meglio rispetto alla propria ideologia ricordo quella volta che piangevi e quanto stavi male per la zia.
Del resto il segreto del fascismo è nel simbolo del fascio littoriale e appena un fascettino si è staccato svanisce la sua forza criminale.
Caro, vecchio zio fascista a vederti innaffiare le tue rose ancora non mi entra nella testa come hai potuto fare certe cose.
Sorridi accarezzando i tuoi nipoti con una commozione così vera hai sempre avuto il cuore troppo tenero e la testa troppo dura.
Negli uomini politici di oggi c’è come un grosso salto di statura ma c’hanno ancora il cuore troppo tenero e la testa troppo dura.