Pulito come il pane, un po’ come la neve, lavoro per pagare il poco che possiedo, ho costruito la mia torre riparata dal vento ma stamattina ho sentito le urla degli avvoltoi rompere il silenzio.
E’ dura per chi aspetta, ma non vuole aspettare, è dura stare zitti se si vuole gridare.
Era normale recitare la vita di ogni giorno vestito da me stesso lungo vie quasi sempre senza ritorno e poi gli anni aggressivi di televisione sfrenata, il rifiuto del silenzio, di chi aspetta che esploda una bomba innescata.
E’ dura per chi aspetta, dura com’è adesso come lo è per tutti, è dura per me stesso.
Ma il respiro del vento un giorno salì per le scale passando dalla mia stanza fino al centro del temporale,
camminai rasoterra, dipinsi il volto con colori di guerra, mi preparai ad uscire dopo aver lucidato il mio vecchio fucile.
E’ dura per chi aspetta, ma non vuole aspettare di prendere la mira prima di sparare, è dura per chi aspetta, è duro stringere i denti, noi, persi in questi tempi…. noi, schiavi di questi tempi.