Le stagioni in una foresta sono come quelle della vita, ognuna con colori, voci e respiri diversi. A condurci tra esse è ora un Ent, ossia un pastore d’alberi: lunghe mani nodose, pelle liscia come corteccia di faggio e barba fatta di mille radici, muschi e licheni. Ma sono gli occhi che lasciano senza fiato, pozzi profondi di ricordi remoti. Il suo nome è Fangorn.
Quando Primavera apre le foglie di faggio e la linfa scorre nei rami Quando luce brilla sul rapido fiume e il vento spazza colli lontani Quando è lungo il passo e profondo il respiro E’ chiaro il cielo e l’aria fresca Quando è lungo il passo e radioso il cammino E’ chiaro il cielo e l’aria fresca
Quando Estate avvolge la terra in un abbraccio, quando sotto fronde dormienti Gli alberi sognano e sussurrano in coro e il vento soffia da occidente Quando è lungo il passo e profondo il respiro E’ chiaro il canto e l’erba fresca Quando è lungo il passo e leggero il cammino E’ chiaro il canto e l’erba fresca
Ritorna a me, ritorna da me E dì che è bella la mia foresta Ritorna a me, ritorna da me E dì che è bella la mia foresta
Quando Autunno immerge i boschi nella nebbia e porta lontano il sentiero Sulle umide foglie screziate di rosso il piede si posa leggero Quando è lungo il passo e profondo il pensiero E il vento freddo il viso sfiora Quando è lungo il passo e tortuoso il cammino E il vento freddo il manto sfiora
Ritorna a me, ritorna da me E dì che è bella la mia dimora Ritorna a me, ritorna da me E dì che è bella la mia dimora