Sono i sogni che sono strani, non sei tu. Sono i sogni strani quelli di queste mattine. Ti svegli sudato col fiatone che ancora non hai messo il primo piede a terra. Notti passate a stringere i denti come un dannato. Sogni che non puoi cambiare. Tutto che si rivolta. Niente obbedisce più. Sono bicchieri che sfuggono di mano e si frantumano a terra. E’ il pavimento che chiede la sua parte. Sono rubinetti difettosi, acqua che trabocca, tubature cariche, stanche. Sono sogni di primo mattino. Sono sconosciuti ladri di sorrisi. Sei tu che hai nove anni e giochi a nascondino per non trovarti mai più. E’ tua madre che ti dice te l’avevo detto e intanto si lima le unghie. Sono gli esami di terza media che non finiscono mai. Sono cuscini di altri che ti comandano i sogni. Grammatiche elementari in teste altrui, origami di notti sudate. Ti svegli che hai i lupi dentro. Il caffè due brioche, una alla marmellata, una alla crema, qui la cioccolata non esiste. Il sorriso è aziendale, la carica è a molla dietro la schiena. Unico desiderio, rotolarsi nudi sulla neve, gridare un po’ così per sentirsi svegli davvero. E invece no. Treno, metro, bus, duecentoventi metri poi a destra. Ore nove entri in punta di piedi che sei il primo e in ufficio c’è ancora la signora delle pulizie. Il pavimento è bagnato. Torquato, il suo cane, l’unico con collare di Gucci ti ringhia, tu non gli piaci e lui non piace a te. E questo è solo l’inizio. Poi ci sono i pomeriggi che piove, le notti bianche, la birra del messicano, i kebab, la cucina cinese, Angela e i gelati la domenica. Le corse in bicicletta, i film all’aperto, i piccioni sul balcone e le foto del mare, i sorrisi, i baci, gli occhi così vicini che non li vedi. Non li vedi più. Non li hai più visti. Ma in fondo non cambia nulla, non ti sei mai svegliato. E la cosa peggiore è che non sai decidere se sia un incubo o un sogno. E intanto aspetti. Cosa, è meglio non chiederselo.