Sei molto presa dall'idea che infine ci incontreremo: vedi sempre la stessa scena, e non si sa da dove venga io, ma per comodità la mia figura si forma in quel momento e qualcosa ti cade di mano, anzi no. Sei tornata a fiorire tu vignetta gentile con una fretta di furbe nubi d'aprile. E provavo qualche cosa per te, questo provai, soltanto che mi sfuggì quella prova. Non ci vediamo che da sempre e questa ti pare una buona ragione per sporgere le labbra, come un fischio, e poi guardare altrove, senza però fischiare, cominci a capire chi siamo: i nostri emissari venuti a discutere molti punti difficoltosi. Ho stravisto per te non so chi, non so che, resta lo stile delle agitate vigilie. E il tumulto che da te sortì, detto così, so solo che mi sfuggì qualche sussulto. E tu nonostante ciò solleciti, mesta, calma e onesta e un po' scolastica. Potremmo per miracolo inciampare con la stessa disinvoltura ed eleganza con la quale sprofondano i piroscafi in mare, con tutte le luci accese, e si direbbe che a bordo c'era un ballo, luccicando le stesse vaghe spine, indigeste, degli estri scritti, tra i fitti immensi nerastri. E ti strinsi, ed il senso sparì: essendo lì, nel senso che mi sfuggì, seguendo l'istinto, tutto il senso che s'è letto, tutti i libri.