Questa sera qui a Molo dei Greci c’è un silenzio speciale e nessuno scommette più un franco nemmeno da solo se si trova qui a Molo dei Greci e pensa d’essere in mare o se invece si trova sul mare e sogna d’essere al molo
Questa sera qui a Molo dei Greci si sconta la pena d’aver troppo creduto al vangelo pagano del fado fatto a pugni con troppi fantasmi all’Osteria del Rebado perso tempo incollati alle onde delle radio a galena.
Ed il Re degli Abissi, se trovo chi me l’ha presentato! Mi ha ingaggiato a cantar nelle squadre dei suoi “trallallero” poi m’ ha fatto firmare un impegno che già ero ubriaco fu l’amaca oscillando sul ponte a insegnarmi dov’ero.
So soltanto che ho amato il catrame dei sassi alla foce che restava incollato alla pelle indurita dal sale come le dita di Meri restarono incollate alla croce quando venne la Merlin per scindere il bene dal male quando chiusero tutti i casini e fu freddo, a natale.
Questa sera, qui a Molo dei Greci, ci trovi gli aironi che volteggian tra i rimorchiatori più morti che vivi mentre noi, sprofondati in un fosso di gangia e di ulivi ci chiediamo se eran tutti tatuaggi le nostre passioni…
So che ho amato un sorriso, a mio padre moriva nel baffo raccontando di quando faceva flanella al bordello o a sentire su un disco la voce di Mario Cappello, la chitarra veloce e iridata del maestro Taraffo la chitarra coi bassi volanti del mago Taraffo.
E così siamo in ballo da anni su questa galera ed abbiamo dormito su altari intarsiati di guano aspettando San Giorgio a cavallo, nei bar della sera che ci porti a vedere le nebbie di un porto lontano che ci porti a vedere la nebbia del porto a Milano.