La Notte In Cui Mi Tolsi L'armatura
La notte in cui mi tolsi l'armatura,
scopersi qualche ammaccatura,
graffi superficiali,
indolenziti muscoli dorsali.
Ma piccoli problemi,
capii di stare meglio senza freni,
semna tante paure
e chiodi o serrature.
I movimenti, certo, un pò impacciati,
dopo tanto legati,
poi liberi e contenti
di tornare normali.
La notte in cui mi tolsi l'armatura,
mi misi anche gli occhiali...
sul naso di chi
sul naso di chi
non vede che qui
non vede che qui.
E' tutto l'opposto
è tutto l'opposto
di un mondo che è apposto,
di un mondo che è apposto!
Sul naso di chi
sul naso di chi
non vede che qui,
non vede che qui!
E' pieno di chiodi
è pieno di chiodi
e dice "Che modi,
che modi, che modi!"
E c'è pure quello
che vede le stelle
e dice "Che stalle!
Che stalle! Che stalle!"
e c'è suo fratello
che vede una pelle
e dice "Che palle,
che palle, che palle!"
E loro cugino che non si affatica
che non si affatica nemmeno a parlare,
e parla che sembra
che sembra un giornale,
stampato anche male,
stampato anche male!
E poi conoscenti,
amici e parenti,
cognati ed affini,
lontani e vicini,
non fanno mai sforzi,
non vanno mai avanti,
e sono contenti,
contenti, contenti!
Felici di stare dentro l'armatura,
la vogliono dura,
più dura, più dura.
Che no, non ci passi un pò di fantasia,
che fa solo male! E poi c'è nostra zia
che fa i rigatoni,
gatoni, gatoni,
che son tanto buoni,
ma buoni, ma buoni!
Ci sono armature
di tutte i colori,
di tutte le forme,
di tutti i valori,
di mille misure,
pesanti e leggere,
son tutte armature,
son tutte armature.
E se c'è qualcuno
che muove il suo labbro,
e tenta di uscire
gli mandano un fabbro,
ed ecco che arriva
gli stringe la mano,
in un guanto di ferro
"Mi serri anche l'ano!"
E poi chiede aiuto
a un certo Guglielmo,
mi tengono fermo,
mi fissano l'elmo
abbassan pian piano
la nera celata,
la bocca la voglio
tappata, tappata!