Sulle Mani
Ci sono giorni che svegliarsi è come morire dire che ripararsi è possibile è un modo poco credibile di amarsi
non è questione di alti o bassi, di impossibile o può darsi, di invivibile o adattarsi, merda
è che i passi nella melma, coi piedi scalzi tendono a stancarsi oltre che a sporcarsi, le membra e gli arti
in cerca del riposo che non si dimentica e gli altri, hanno il coraggio di mostrarsi con la faccia di chi mendica gli avanzi
calmi, sarà che l’ego non si medica, l’autostima è solo un cimelio ma vedo la medesima forza, è identica
a due anni fa, quando eravamo qua, a goderci un’esistenza splendida che l’essenza rivendica ma,
l’etica da, gli schiaffi alla morale e pare pure che sia giusto e c’è più gusto nel provare blaeah,
ha ragione la mia donna, sta vita leva le parole proprio a me che gliele metto in bocca
Sulle mani, ho le bende sulle mani ormai
sulle mani, ho le bende sulle mani ormai
sulle mani, ho le bende sulle mani ormai
perché il sangue vecchio e nuovo non si incontrino mai
Sulle mani, ho le bende sulle mani ormai
sulle mani, ho le bende sulle mani ormai
sulle mani, ho le bende sulle mani ormai
perché il sangue vecchio e nuovo non si incontrino mai
Sulle mani, io c’ho le bende ormai non è muai thai ma serve a ricordarmi che chi si arrende, prende la via più semplice
ma tuttavia che non, necessariamente si tratta, dell’errore dei deboli di cuore o di mente
mentre lo spirito salpa, controcorrente chi guarda i limiti e vede un espediente, scappa
chi ci si aggrappa come a un salvagente, è cosciente che ogni corazza ha almeno una lancia che riesce a passarla completamente
certe faccende sfuggono tra le dita, passassero un po’ più lentamente potremo riderne,
convincere noi stessi per, vincere noi stessi per, spingere noi stessi è, unicamente vivere
lacrime in pillole per scindere l’indole dall’ego, ma se annego verità di ieri le rivedo domani
ostaggio del tempo cieco e i suoi rintocchi anche se non ho le bende sugli occhi, ma sulle mani
Rit.
Io c’ho la fame, la fame che non si sazia con il pane in pancia quella che è lei che ti mangia e ti fa un male cane,
di chi si arrangia di chi si lancia di chi si aggancia nel sperare lascia pezzi di se in ogni traccia che riesce a salvare
di chi ti guarda con la faccia del nemico di chi ti parla da ubriaco, straparla
di chi ti ha visto, stupito, collo sguardo fisso al cielo un’altra notte con le stelle rotte e senza le forze per riuscire a strapparla,
certe lotte chi le arma, il cuore da botte al cervello l’anima è il fardello che condanna alla calma
il dolore è sentimento, e finché batte, piano o forte stessa sorte, stessa morte, stessa coltre, basta…
l’alba porta il sole di rivalsa e s’alza nel momento preciso in cui il vento ha deciso di soffiarci in fronte
il viso, di chi ha visto al di la degli interessi e sa che il fine è la coscienza di noi stessi
Rit.