Guarderò le stelle com'erano la notte ad Arles, appese sopra il tuo boulevard; io sono dentro agli occhi tuoi, Vincent.
Sognerò i tuoi fiori, narcisi sparpagliati al vento, il giallo immenso e lo scontento negli occhi che non ridono, negli occhi tuoi, Vincent.
Dolce amico mio, fragile compagno mio, al lume spento della tua pazzia te ne sei andato via, piegando il collo come il gambo di un fiore: scommetto un girasole.
Sparpagliato grano, pulviscolo spezzato a luce e bocche aperte senza voce nei vecchi dallo sguardo che non c'è poi le nostre sedie le nostre sedie così vuote così "persone", così abbandonate e il tuo tabacco sparso qua e là.
Dolce amico, fragile compagno mio che hai tentato sotto le tue dita di fermarla, la vita: come una donna amata alla follia la vita andava via: e più la rincorrevi e più la dipingevi a colpi rossi per tenerla sttetta, gialli come dire "Aspetta!", fino a che i colori non bastaron più... e avrei voluto dirti, Vincent, questo mondo non meritava un uomo bello come te!
Guarderò le stelle, la tua, la mia metà del mondo che sono le due scelte in fondo: o andare via o rimanere via.
Dolce amico mio, fragile compagno mio, io, in questo mare, non mi perdo mai; ma in ogni mare sai "tous le bateaux vont à l'hazard pour rien". Addio, da Paul Gauguin.