C'erano dei giorni che tornavo su da scuola si sposava la polenta con il filo e le api in volo su nel cielo c'erano dei sassi da tirare contro al sole al campanile taciturno come il vecchio prete orfano di dio c'era quella casa aperta a tutti come un porto di campagna una necchi per cucire e un pianoforte tutto mio Ma perché non si vive per sempre, oggi che ogni invenzione è verità? La realtà abbraccerà mai la fantasia medioevo e modernità, io coi miei fratelli là siamo ancora noi quelli, chissà C'era da aspettar mio padre a sera che tornava che sudata, con la moto sempre più in salita, dalla fonderia C'era poco e tutto, stanze fredde e caldo il letto odor di brace e di animali, facce rosse, fisarmoniche juke box Piante da scalare per ciliege e per guardar lontano Americhe e Milano all'orizzonte, sopra il tetto o in cima a un ramo Ma perché non si vive per sempre? Tornerà chi abbiam perso e non c'è più? Si potrà fare un primo maggio qui, dove sei solo ciò che sei perché noi siamo sempre noi Ma perché non si vive per sempre, casa mia, prateria quasi in città la realtà abbraccerà mai la fantasia? C'è un casello, un cartello e via mezzo cuore lo parcheggio qua, l'altro pezzo la strada la sa Ma perché non si vive per sempre, ma perché scappa il tempo, dove va? La realtà non ammazzi la fantasia, che bordello che nostalgia io camillo in libertà, sarò ancora io quello chissà