Ricerco contatti nelle cose che tocco rammento racconti dallo stile barocco e lui che mi parla sulla sedia di paglia e mentre racconta il suo viso mi abbaglia fantastiche storie di guerre mondiali peccati mortali e peccati veniali
maestro di vita chiamato a stimare ma stime di terre di olivi e di mare che quando scriveva sapeva che dire che quando parlava capiva che fare di animo nobile proteso al futuro instancabili membra sguardo sicuro
a diciott’anni in America dovette emigrare e lo fece come tutti andando per mare poi quando New York intravide dal ponte discese la scala come un pastore dal monte il tempo che serve a chi va a transumare pochissimi anni si fermò a lavorare
Sui cavalli a vapore lui salì per tornare in quel golfo dorato dell’Adriatico mare lo decise nei giorni di quel lungo suo viaggio si sarebbe sposato nel mese di maggio e dal quel matrimonio cinque figli per prole: “Farò quel che Dio comanda e che vuole” (2)
e mentre in Italia scoppiava il benessere e le contadine erano tutte commesse dal grano e dagli alberi ebbe sostentamento lavorando per sette in ogni momento e attese quei prosperi lustri passare sotto il noce dell’orto intento a pensare
qui inizia il ricordo di quel nobile anziano poche cose conosco e di questo parliamo un gigante di scorza dura e maestosa dal piglio sincero che amava ogni cosa io ero bambino quando lui se ne andò in una cassa lucente la sua mole posò
ma so quel che dico e conosco assai bene sento rosso quel sangue dentro alle mie vene calmo con il suo capo annuisce alla strada che percorro ogni giorno con la mia spada mi saluta mi guarda e da lì sopra mi dice “Ogni ora ogni attimo sappi essere felice” (2)